La felicità non è un percorso, non è una destinazione, è arte del vivere.

di Apostolos Apostolou

Professore di Filosofia

Secondo il pensiero greco antico la parola felicità non c’è. Troviamo solo la parola eudaimonía che indica letteralmente il fatto di avere un buon daímôn, ma richiama anche il verbo daíomai indicante l’azione di dispensare. L’ eudaimonia non è gioia della vita come crediamo oggi, l’ eudaimonia è una fortuna favorevole. Anche l’ eudaimonia è un dono del destino, è un dono degli Dei.

Il filosofo greco Eraclito diceva per la felicità “se la felicità s’identifica con i piaceri del corpo, diremmo felici i buoi, quando trovano cicerchie da mangiare” (DK 22 B 4). Anche la filosofia epicurea dice che sono felici quelli che sono sani di corpo hanno una educazione piena e hanno un grande amore per la natura.

Nel pensiero platonico come possiamo vedere dal testo di Callicle “il piacere della vita consiste proprio in questo, in un continuo e grande fluire”, e a suo avviso “chi vuole vivere come si deve ha da sciogliere, non da frenare, la briglia ai propri desideri, per quanto grandi siano”. Nel primo libro dell’ Etica Nicomachea Aristotele sostiene che la felicità è la virtù: «vita attiva secondo virtù e in modo completo». Gli Epicurei vedono nella filosofia la via d’accesso alla felicità, dove per felicità s’intende la liberazione dalle paure e dai turbamenti, contingentemente al raggiungimento del piacere. Mentre per i sofisti dunque la felicità, intesa come tranquillità materiale, era conseguenza di una vita agiata tutta egoisticamente dedicata a se stessi. Ma anche secondo Plotino la felicità è il raro senso dell’eterno, la plenitudo vitae, pienezza di vita.

Lucio Anneo Seneca diceva che la vera felicità è non aver bisogno di felicità. E oggi noi viviamo questo che ha detto Plotino ”Sentiamo e sperimentiamo di essere eterni ma non lo possiamo dimostrare”. E la domanda, esiste oggi felicità?

La felicità oggi è tutto ciò che fa economia della mediazione ed è fonte di godimento. La felicità è ciò che va dall’ uno all’ altro senza passare dallo stesso. Oggi viviamo la fase della metamorfosi della vita che cosa significa questo? Che viviamo che passiamo da una forma all’ altra senza passare per il senso dell’ arte della vita. Perchè la vita è arte. Come oggi nella poesia si va da un segno all’ altro senza passare per il riferimento. L’ arte è la distanza degli spazi intermedi. E noi oggi viviamo l’ elisione delle distanze, degli spazi intermedi, che provoca una sorta di ubriacatura. Che abbiamo oggi? Nella velocità della vita cos’ altro facciamo se non andare da un punto all’ altro senza passare attraverso il tempo della vita. Per noi oggi la velocità è meravigliosa cosi la felicità non c’è. Il primo che ha capito che la felicità non c’è, era il poeta Arthur Rimbaud quando ha detto “la vita è altrove”.

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